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Imparare ad essere assertivi

  • Dott.ssa Benedicta Orlandi
  • 26 ott 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 29 mag

Imparare ad essere assertivi. Taccuino assertività.

Spesso si sente parlare di assertività quale abilità chiave delle persone di successo, ma cosa significa davvero essere assertivi?

Significa riuscire ad affermare i propri diritti, desideri, bisogni ed opinioni rispettando al contempo quelli degli altri.

Significa essere quel che si dice un “guerriero gentile”, in grado di combattere per le proprie idee, senza dimenticare il riguardo per l’altro.


Le conseguenze positive dell'essere assertivi


Ma quali sono nel concreto i vantaggi di una comunicazione assertiva?

Vediamoli brevemente insieme:

  • Ci permette di agire per il nostro bene! Ad esempio dire di no senza sentirci in colpa, fare una richiesta con efficacia per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno, fare una critica costruttiva quando non ci piace qualcosa.

  • Migliora le nostre relazioni, rendendole più equilibrate e soddisfacenti.

  • Migliora l’autostima e la fiducia nelle nostre capacità.

  • Migliora il nostro stato d’animo: maggiore sarà il senso di auto-efficacia e migliore sarà il nostro umore.

  • Riduce l’ansia, in particolare quella sociale. Infatti, più ci esponiamo a situazioni in cui riusciamo ad affermare con efficacia i nostri diritti e ad esprimere ciò di cui abbiamo bisogno, più le nostre paure si ridurranno, consentendoci molto spesso di scoprire che la risposta dell’altro è più positiva di quella prevista e/o temuta.


Tra la passività e l’aggressività


L’assertività può essere vista come al centro di un continuum che va da un estremo all’altro, ovvero dalla Passività all’Aggressività.

Quando non si riesce ad essere assertivi, infatti, è probabile che si adotti uno stile comunicativo dell’uno o dell’altro versante. Vediamo meglio cosa significa.

Lo stile passivo si traduce in un atteggiamento inibito, arrendevole di fronte al volere altrui. Una persona che adotta tale stile non si sente capace di farsi rispettare, di esprimere liberamente le proprie opinioni, ed anzi tende a reprimere i suoi bisogni per soddisfare quelli degli altri. Tale comportamento è sicuramente disfunzionale poiché può nel tempo generare frustrazione, insicurezza, ansia ed inibizione.

All’opposto, lo stile aggressivo, tende a ricalcare un atteggiamento di prevaricazione, arroganza, critica distruttiva, svalutazione e disprezzo dell’altro. Il comportamento aggressivo è una risposta esplosiva ed inadeguata in quanto molto spesso si traduce in sensi di colpa, ostilità o rancore. Genera, inoltre, posizioni di difesa in quanto viola il mondo degli altri e può produrre incomprensione, isolamento e solitudine, non facilitando di certo la persona nelle sue relazioni.

Il giusto equilibrio è caratterizzato appunto dall’assertività, risposta che permette di mitigare insicurezza, disagio ed ansia. Consente di esprime e lavorare al fine di realizzare i propri obiettivi senza prevaricazioni, e quindi alimentando autostima e fiducia in sé e negli altri.


E allora come mai non tutti prediligono lo stile comunicativo assertivo?


Le persone sviluppano diverse modalità di comunicazione in base alle loro esperienze di vita. Se, però, il tuo modo di relazionarti non ti piace e vuoi cambiare, puoi farlo!

L'assertività, infatti, può essere appresa!

Esistono specifici training che possono essere svolti ed a volte parte della terapia di una persona può includere proprio il lavorare sulla sua modalità di comunicazione.

Tuttavia, prima di intraprendere un vero e proprio training specifico può essere utile conoscere alcune delle errate opinioni alla base di molti comportamenti “anassertivi", per non incappare negli stessi.

La consapevolezza, infatti, è il primo passo per il cambiamento.


Alcuni miti diffusi


Il mito della modestia


Il mito della “modestia” ci spinge a credere che quest’ultima sia una virtù necessaria della quale non si dovrebbe mai fare a meno. Di conseguenza, si diventa incapaci di accettare con equilibrio il riconoscimento dei propri meriti e dei propri pregi. Ci ritroviamo a negare ogni lode e al contrario ad essere i primi critici di noi stessi. Essere concentrati sui nostri aspetti peggiori può diventare una vera e propria abitudine disfunzionale che alimenta un meccanismo di disistima di sé e (nei casi più gravi) di ansia e depressione.

È facile capire come l’adesione a questo mito possa danneggiarci!

Abbiamo il diritto di riconoscere noi in primis le nostre qualità, accettare i complimenti e valorizzare noi stessi oltre che gli altri.


Il mito dell’ansia


Le persone soggette a questo mito sono convinte di non dover mai e poi mai mostrare all’altro la propria ansia, in quanto indice di debolezza. Al contrario, si nutre l’obbligo di mostrarsi sempre come “tutti d’un pezzo” pienamente padroni di sé in ogni circostanza.

Peccato non si consideri una cosa, siamo esseri umani!

Ognuno di noi è soggetto ad imbarazzi, gaffe o défaillance.

D’altro canto, lo sforzo per fuggire all’ansia non fa che aumentare ulteriormente il disagio. Per contro, esprimere a volte agli altri (con disinvoltura, senza vergogna o paura) la nostra emozione, può non solo abbassare il disagio percepito e generare comprensione, ma renderci più sicuri ai nostri occhi e a quelli altrui.


Il mito dell’obbligo


Questo mito può sfociare in diversi modi: nell’incapacità di dire di no, nella difficoltà di dissentire dalle opinioni altrui (a cui si desidera piacere ad ogni costo) e nella convinzione che si debba evitare di chiedere qualcosa agli altri per non arrecare disturbo.

Al contrario di questo mito, rapporti interpersonali sani e soddisfacenti prevedono la libertà di non acconsentire alle richieste altrui qualora non le ritenessimo conciliabili con i nostri impegni, così come di avanzare richieste (ragionevoli) agli amici, in caso di bisogno.


Un primo importante passo verso l’acquisizione di una comunicazione davvero affermativa sarà rimuovere questi ed altri miti, false credenze e pensieri irrazionali che ci spingono verso modalità anassertive.


Spunti Applicativi: i dieci diritti assertivi


Una volta consapevoli di miti e pensieri che possono contribuire alla nostra difficoltà di essere assertivi, andiamo ora ad osservare quelle affermazioni funzionali che possono al contrario aiutarci nel nostro intento di coltivare uno stile comunicativo sempre più sano ed efficace!

A tal fine ricordiamo i 10 diritti assertivi, ovvero quel “codice” da tenere a mente e adottare come linea guida del proprio agire.


  1. Hai il diritto di esprimere in modo chiaro ed esplicito le tue opinioni, emozioni, desideri e bisogni.

  2. Hai il diritto di non dare ragioni o scuse per giustificare il tuo comportamento.

  3. Hai il diritto di giudicare se ritieni opportuno o meno trovare soluzioni a problemi di altri.

  4. Hai il diritto di cambiare le tue opinioni.

  5. Hai il diritto di commettere errori e di essere responsabile di essi.

  6. Hai il diritto di dire: “Non lo so”.

  7. Hai il diritto di essere libero dal giudizio degli altri prima di entrare in relazione con loro.

  8. Hai il diritto di essere anche irrazionale nel prendere decisioni.

  9. Hai il diritto di dire: “Non capisco” e di dire: “Non me ne occupo”.

  10. Hai il diritto di dire no, senza sentire ansia o disagio.

E tu? Rispetti tutti questi diritti? Prova ad osservarti.

Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto per migliorare la tua modalità comunicativa, e ti piacerebbe lavorare su questo in terapia, contattami pure!

Assertivi non si nasce, si diventa!

Riferimenti:

  • Alberti L., Dinetto A. (1988). Manuale di Addestramento Affermativo. Bulzoni Editore.

 
 
 

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