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Ti sei mai sentito un “pesciolino di barriera”?

Dott.ssa Benedicta Orlandi
Pesciolino al sicuro tra gli anemoni

È così che si è definito ad inizio percorso un mio caro paziente, ansioso di esplorare “il grande blu”, ma paralizzato dalla paura di fallire.

Man mano che il suo "bambino interiore" parlava, non mi è stato affatto difficile comprenderlo. Credo che in molti, in un momento o nell’altro della nostra vita, ci siamo sentiti almeno una volta così.

Per alcuni questo "sentire" diventa un vero e proprio modus operandi, che paralizza in una maniera che sembra irreversibile, ed allora il grande blu, le ambizioni ed i propri sogni diventano così lontani da sembrare irrealizzabili.


Quando questo succede, poco importa se siamo persone brillanti, dotate, talentuose, appassionate, quello che resta è la resa, il blocco, il nulla. Solo uno sgradevole dovere a stare fermi, nella nostra barriera (più protettiva che corallina), assaliti da un familiare senso di fallimento.

Fedele compagno sin da bambini, ci spinge a passare la vita evitando di correre rischi, di commettere errori, ignorando o mettendo sotto chiave le nostre potenzialità. Sovente ritroviamo l'origine di tale schema nell’infanzia. Comune nei racconti dei pazienti l’aver vissuto e subito una genitorialità ipercritica, punitiva, rigida, esigente ed al tempo stesso cieca ai bisogni del bambino stesso.

Ci si aspetterà così dal mondo la stessa punizione, intransigenza, noncuranza e si diventerà i primi giudici spietati di se stessi. Per tenere a bada paure e malessere, non resterà che il proprio rifugio sicuro, senza fallimenti né vittorie, allontanando però concretamente da sé ogni possibilità di successo.

Si resta al sicuro si, ma a che prezzo?


Tutto questo può cambiare, possiamo entrare in contatto con il nostro bambino interiore che si sentiva, ed ancora si sente, “un disastro”, per aiutarlo a capire che è stato trattato ingiustamente. Si possono identificare gli eventi che ci hanno in qualche modo “insegnato” ad essere così, ricordi nei quali siamo stati umiliati, scoraggiati, paragonati, disprezzati e si possono individuare quegli schemi di comportamento ricorrenti presenti nelle nostre storie di fallimento. Divenire consapevoli dell’origine di tale “trappola” ed elaborare il nostro passato ci aiuterà a liberarci di sofferenza e catene.


Questo è ciò che è successo al mio paziente, che ora si definisce una tartaruga marina, ancora ben protetta dentro il suo guscio, ma con il coraggio di affrontare il grande blu.

Non è facile per niente, il percorso verso la guarigione può essere faticoso, si attraversa la sofferenza di un passato doloroso, la tristezza dell’essere stato un bimbo non visto, o non amato. Si va incontro alla vergogna, al rimorso delle occasioni mancate, al senso di inadeguatezza.


Eppure, posso dire con certezza, che lo schema del fallimento è il più gratificante da superare. Un intero oceano di vergogna, ansia, tensione, si può trasformare in una distesa di risorse, una fonte di stima, di commozione verso il proprio coraggio.


Da terapeuta che ha accompagnato mano nella mano diversi pazienti in questo duro quanto magico percorso, non posso che augurare a tutti voi un buon viaggio verso un grande blu magnifico e ricco di soddisfazioni.

Non siete soli, potete farcela!

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